Saint Gervais les Bains, 20/02/2013
Il 5 settembre del 1924, a Torino, mentre sta uscendo di casa, Piero Gobetti è aggredito e picchiato da degli squadristi (mai più riavutosi dalle ferite, muore nel 1926).
Quasi nello stesso anno, a Piazza del Duomo a Milano, affluisce una folla d’invasati: vogliono partecipare ad una manifestazione fascista.
Questi due episodi cambiano definitivamente la vita di Giuseppe Saragat e dei suoi compagni.
Vent’anni fa migliaia di persone sono aggredite non fisicamente, ma moralmente: tutti muoiono civilmente dopo pochi giorni. Un presidente del Consiglio è costretto, per evitare il linciaggio non solo morale ma, questa volta, anche fisico, a rifugiarsi in Africa.
La malattia della democrazia italiana comincia a svilupparsi.
Un altro presidente del Consiglio è coinvolto in centinaia di processi. Alla fine non potendo essere usata contro di lui la calunnia dei “soldi rubati agli italiani”, si usano altri metodi non meno infamanti.
Ieri in Piazza del Duomo a Milano c’erano 30.000 persone ad ascoltare il loro leader.
La malattia è ormai quasi incurabile.
Secondo Alain Salles, corrispondente ad Atene del prestigioso quotidiano “Le Monde”, il farmacista in pensione Dimitris Chrristoulas ha manoscritto, prima di suicidarsi, il seguente messaggio: “Siccome la mia età non mi permette più di reagire in modo energico (omissis) non trovo altre soluzioni possibili al di fuori di mettere fine degnamente alla mia vita. In questo modo non sarò più costretto a rovistare nelle pattumiere per assicurare la mia sopravvivenza. Sono certo che i giovani senza avvenire prenderanno un giorno (omissis)”.
Gli omissis riguardano la richiesta di ricorrere alla violenza che non condivido anche se comprensibile nel caso del farmacista di Atene (1).
Spero che i giovani senza avvenire possano ristabilire la legalità in Italia.
Spero che i giovani senza avvenire possano capire quello che è avvenuto in Italia in questi ultimi vent’anni.
Spero che i giovani senza avvenire possano un giorno scegliere i propri rappresentanti politici liberamente e non usando il sistema attuale simile a quello utilizzato in Unione Sovietica ai tempi di Stalin per eleggere i membri del Comitato Centrale.
(1) Molti lettori mi chiedono di trascrivere in modo integrale il manoscritto di cui si parla. E’ soprattutto nel rispetto della memoria di Dimitris che acconsento. Ecco il testo riportato dal corrispondente di “Le Monde”:
“Siccome la mia età non mi permette più di reagire in modo energico ( ma se un greco brandisse un Kalashnikov, sarei sicuramente dietro a lui), non trovo altre soluzioni possibili al di fuori di mettere fine degnamente alla mia vita. In questo modo non sarò più costretto a rovistare nelle pattumiere per assicurare la mia sopravvivenza. Sono certo che i giovani senza avvenire prenderanno un giorno le armi e impiccheranno i traditori di questo paese sulla piazza Syntagma, come gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945”.
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