Saint Gervais le 28/03/2014
Avevo da poco compiuto 26 anni quando, in una giornata di sole di una dolce ‘ottobrata romana’ mi recai per la prima volta alla ‘camilluccia’. Mio padre mi aveva chiesto di provare a collaborare per un po’ con la segreteria del fondatore del nostro partito che era rimasto senza il suo segretario tornato alla carriera diplomatica.
Gianni, un dirigente del PSDI, fu incaricato di accompagnarmi: salii sulla sua macchina davanti alla sede nazionale del partito in Via di Santa Maria in Via 12. Arrivati all’ingresso della residenza mi disse: “Vedi quando arrivi qui dai un piccolo colpo di claxon.”. Infatti dopo qualche secondo l’agente incaricato della sicurezza socchiuse il cancello e riconosciuta la vettura autorizzò il passaggio.
Quando scesi dalla macchina vidi immediatamente il Beagle: se ne stava allungato su una delle due panchine verdi sulla sinistra della porta principale.
Parlammo con Giuseppe Saragat e, dopo circa un’ora, ce ne andammo: non solo facevo parte della segreteria, ma ero il nuovo Segretario Particolare e sapevo che il Beagle si chiamava Speedo.
Tra le funzioni quotidiane che mi incombevano la più importante era la telefonata del mattino, verso le 10: prima le notizie sulla borsa, che un amico della BNL mi forniva regolarmente, poi eventuali novità politiche.
Fu durante una delle primissime telefonate che mi resi conto dell’esistenza del nemico invisibile.
Le cose andarono più o meno così:
“Buongiorno Presidente sono Buzio!”
“Ah, salve caro.”
“Era per le novità.”
“Premesso che qualche figlio di buona donna ci sta ascoltando dica pure.”
Un modo semplice per farmi capire questo: quando si parla al telefono ci ascoltano, ma noi ce ne freghiamo!
Parlai più volte con il Presidente del problema delle intercettazioni telefoniche. In linea di principio è accettabile di mettere il telefono di qualcuno, sospettato di gravissimi reati, sotto controllo, ma si finisce comunque per ascoltare qualcuno che non c’entra niente: tutte le persone oneste che telefonano al sospettato. In conclusione quando si ascolta qualcuno a sua insaputa si finisce per colpire e ledere dei diritti inviolabili dei cittadini.
Comunque il Presidente in seguito chiuse il discorso con una delle sue battute micidiali:” Ma se ‘loro’ controllano noi, non sarebbe giusto che qualcuno controllasse ‘loro’?”.
Durante la mia latitanza o fuga (a ‘loro’ piace dire così e quindi lo scrivo per renderli felici) misero sotto controllo il telefono di mio padre e quello di mio suocero. Ogni commento mi sembra superfluo.
Resta comunque che ‘loro’ sono stati attaccati innumerevoli volte e con ogni mezzo da Saragat quando hanno violato i principi elementari di ogni forma di democrazia degna di questo nome.
Continuano imperterriti sulla stessa strada i ‘loro’ odierni per esempio per impedirmi di esprimere giudizi politici su quello che è avvenuto durante ‘mani pulite’.
Proprio oggi Arte (rete televisiva franco-tedesca) trasmette in prima serata un film drammatico: “Horící ker” (Sacrificio) basato su personaggi ed eventi reali. Il soggetto della serie è il sacrificio personale di uno studente di storia di Praga, Jan Palach, che si è dato fuoco per protesta contro l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia nel 1969 e il comportamento vomitevole dei ‘loro’ di quei tempi. Sarebbe interessante sapere se i leader che oggi vanno per la maggiore conoscevano, prima della diffusione della serie, la storia dell’eroe e se gli illustri ospiti stranieri in visita ufficiale si sono chiesti cosa facevano nel 1969 alcuni dei loro interlocutori, considerati oggi grandi statisti, mentre Jan si dava fuoco.
E’ in seguito ad eventi come quello di Jan che scelsi in modo definitivo il Partito Socialista Democratico. La gente come me non è degna di un unghia del martire Cecoslovacco, ma è comunque indispensabile fare qualcosa contro i ‘loro’ di oggi anche se i carri armati sono stati sostituiti da macchinari molto più sofisticati. Non ho il coraggio fisico di Jan, non posso darmi fuoco, ma tutto quello che potevo bruciare della mia vita l’ho bruciato. Anch’io sono morto.
In conclusione se dovete comunicare qualcosa di riservato scrivete una lettera, ma fate attenzione un amico mi ha detto che in Italia ‘loro’ hanno chiesto ad una impresa del Nord di produrre ancora le macchinette a vapore che servono ad aprire le buste senza lasciare tracce.
Sull’argomento un’ultima riflessione. Quando più di vent’ anni fa arrivai in Francia fui colpito dal fatto che la stragrande maggioranza dei miei concittadini quando scrivono una lettera chiudono la busta con una striscia di scotch. Ora mi domando: che lo facciano per evirare le famose macchinette?
Merde, merde et ancore merde.
Caro Roberto,
ieri 1°Maggio ho avuto modo di passare per alcune piazze della Toscana dove alcuni “nostalgici” sventolanti bandiere rosse del sindacato, cercavano di commemorare e coinvolgere i pochi interessati nello spirito della ricorrenza distribuendo palloncini multicolari con la scritta : W LA PACE.
Mi sono immediatamente chiesto che cosa c’entri la pace con il 1° Maggio. La Pace è certamente un proposito da percorrere in tutte le epoche e con l’aiuto di tutte le generazioni ma perchè richiamarne l’attenzione in una commemorazione definita “festa del lavoro” ? e per di più sventolando bandiere rosse ?
Ho pensato a lungo e sono convinto che oggi, grazie anche all’abatino Renzi, sia in corso una vera e propria rivisitazione del passato giocando sul fatto che noi abbianmo dimostrato di non avere assolutamente memoria degli eventi che in qualche modo hanno segnato la nostra esistenza.
Cercare di sviare la memoria del 1° Maggio e le lotte generazionali che ne hanno portato alla celebrazione svilendola ad una demagogica esaltazione della Pace è la prova lampante che tutto il nostro vissuto, compresi i tuoi ricordi del Presidente, non interessano alla attuale generazione troppo presa a “rottamare” anche l’obbiettività e lo spirito critico…..magari nell’anonimato del web.
Mia figlia fa la seconda liceo in una scuola fiorentina storica dove è transitato anche Dante ed ho provato a chiederle se aveva sentito parlare dai suoi professori di Saragat o di Jan Palach.
Lascio a te immaginare una risposta. Ed è questa la nuova società che ambisce creare e sviluppare “l’abatino” del momento.
Un abbraccio